L’efficienza energetica al centro della trasformazione industriale nel settore agroalimentare

Negli ultimi anni, il settore agroalimentare ha subito una profonda trasformazione: da attività artigianali o agricole a sistemi produttivi altamente industrializzati, automatizzati e tecnologici. Questo passaggio ha portato nuove sfide, tra cui la gestione della logistica, la standardizzazione della qualità e, soprattutto, la gestione intelligente dell’energia.
L’efficienza energetica in questo contesto non è solo una buona pratica, ma un elemento chiave per garantire la sostenibilità economica, ambientale e normativa di tutta la filiera. La quantità di energia necessaria per far funzionare impianti di produzione alimentare, celle frigorifere, processi di essiccazione, imbottigliamento o pastorizzazione è elevatissima. Eppure, in molti casi, viene ancora gestita in modo approssimativo o reattivo, con ampi margini di ottimizzazione.
L'evoluzione delle aziende agricolo: nuovi consumi, nuove responsabilità
Il passaggio da impresa agricola a industria alimentare implica un cambiamento radicale nei carichi energetici e nella complessità dei processi. Dove prima si utilizzavano macchinari semplici, oggi troviamo linee di produzione complesse, camere bianche, impianti di refrigerazione e confezionamento ad alta efficienza, sistemi di climatizzazione ambientale per conservazione e qualità del prodotto.
Questo salto evolutivo comporta una responsabilità energetica crescente: ogni litro di olio imbottigliato, ogni pacco di farina, ogni bottiglia di birra rappresenta un consumo energetico che può essere più o meno ottimizzato. È qui che interviene l’efficienza energetica come leva strategica. Non solo per risparmiare, ma per garantire continuità produttiva, minimizzare gli sprechi, migliorare la marginalità e rispondere a crescenti pressioni normative.
I principali sprechi energetici nelle imprese agroindustriali
Le inefficienze più comuni nel settore agroalimentare possono essere ricondotte a tre macro-categorie:
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Sovradimensionamento o sottoutilizzo degli impianti – molte aziende operano con macchine sempre accese o accese troppo presto rispetto al reale fabbisogno.
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Mancanza di controllo centralizzato – ogni linea produttiva agisce in autonomia, senza coordinamento, generando picchi e sprechi.
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Scarsa manutenzione predittiva – filtri ostruiti, inverter non regolati, dispersioni termiche: piccoli difetti tecnici che generano grandi perdite.
A queste si aggiungono problematiche stagionali (come la refrigerazione in estate o il riscaldamento in inverno), cicli di lavoro discontinui e l’assenza di dati storici utili a pianificare miglioramenti. In un simile scenario, non intervenire significa pagare due volte: una in bolletta, l’altra in inefficienza competitiva.
Ottimizzare i consumi: soluzioni e tecnologie per il settore agroalimentare
Intervenire sull’efficienza energetica non significa stravolgere l’azienda, ma introdurre intelligenza nei processi. Ecco alcune delle soluzioni più efficaci oggi adottate nelle imprese alimentari:
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Sistemi di monitoraggio e controllo energetico (EMS): raccolgono dati da impianti, motori, compressori, celle frigo, illuminazione, e restituiscono dashboard utili per azioni correttive e preventive.
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Regolazione automatica in base al carico: sistemi che modulano l’energia in funzione del reale fabbisogno, evitando sovraccarichi o dispersioni.
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Ottimizzazione della logistica interna: percorsi efficienti, movimentazione elettrificata, gestione integrata delle temperature nei magazzini.
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Recupero di calore e cogenerazione: sfruttare il calore residuo dei processi per produrre energia utile ad altri cicli (es. preriscaldamento di acqua o ambienti).
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Illuminazione LED e gestione smart degli orari di accensione: impatto spesso sottovalutato, ma cruciale nelle zone produttive e di confezionamento.
Inoltre, l’integrazione tra efficienza energetica e certificazioni di filiera (BIO, IFS, BRC) rafforza l’identità aziendale e l’accesso ai mercati esteri. I clienti, sempre più attenti all’impronta ambientale dei prodotti, premiano chi dimostra impegno concreto.
L'efficienza come leva di competitività per tutta la filiera
Molte aziende oggi non operano più da sole, ma all’interno di ecosistemi agroindustriali: filiere di trasformazione, consorzi, opifici che condividono logistica, energia, standard qualitativi. In questo contesto, chi ottimizza i propri processi energetici può diventare un riferimento per tutta la rete, e accedere a modelli di:
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comunità energetiche industriali,
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PPA (contratti di acquisto energia a lungo termine),
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progetti di sostenibilità condivisi.
Non è più solo una questione interna, ma un fattore di relazione tra attori economici diversi: produttori, distributori, logistica, grande distribuzione organizzata, enti pubblici. L’efficienza energetica diventa quindi valore condiviso, misurabile e strategico.
Dall'agricoltura all'industria, l'energia come risorsa da governare
La trasformazione delle imprese agricole in realtà industriali non può prescindere da una riflessione profonda sul modo in cui si consuma energia. In un contesto dove i margini si assottigliano, i costi aumentano e le normative stringono, ottimizzare i consumi è una condizione per crescere, non un'opzione.
L’efficienza energetica, se ben progettata e supportata da tecnologie digitali, consente di produrre di più consumando meno, mantenere alti standard qualitativi, migliorare la reputazione e ridurre l’impronta ambientale. È un percorso che richiede metodo, visione e investimento, ma che restituisce risultati concreti, visibili e strategici.
Le imprese agroalimentari che sapranno abbracciare questa logica saranno più resilienti, più competitive e più sostenibili nel lungo periodo.
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